Un progettista in grado di «superare la struttura dell’architettura per sollevare domande che trascendono le ere e i confini»: con questa motivazione la giuria del premio Pritzker ha assegnato l’ambito riconoscimento all’architetto giapponese Arata Isozaki. Ottavo giapponese a ricevere il Nobel dell’architettura, l’archistar ha iniziato la sua carriera nel 1954 con la laurea all’università di Tokyo per poi approdare presso lo studio di Kenzo Tange e in seguito fondare il proprio studio.
 
Nato nel 1931, Isozaki è uno dei maggiori progettisti dell’architettura contemporanea, in grado di creare un dialogo tra Est e Ovest e di reinterpretare architettonicamente influenze provenienti da ogni parte del mondo, sostenendo allo stesso tempo le giovani generazioni. «Possedendo una profonda conoscenza della storia e della teoria dell’architettura e abbracciando le avanguardie, non ha mai semplicemente replicato lo status quo, ma la sua ricerca di un’architettura significativa si è riflessa nei suoi edifici che fino ad oggi, sfidano categorizzazioni stilistiche, si evolvono costantemente rimanendo freschi nel loro approccio», ha dichiarato la giuria del premio. Justice Stephen Breyer, componente della giuria, ha inoltre aggiunto che «Isozaki è stato un pioniere nel capire che la necessità di architettura è sia globale che locale, che queste due forze fanno parte di un’unica sfida».
 
 
Diversi i suoi edifici simbolo realizzati in oltre 50 anni di carriera come ad esempio il Grattacielo Allianz di Milano (2015), il Museum of Contemporary Art di Los Angeles (1981-1986), il Centennial Hall a Nara (1992-98), il Palasport olimpico a Torino (2000-06), il Qatar Convention Center (2011), il gonfiabile itinerante Ark Nova (2013) progettato con Anish Kapoor.