Cosa significa architettura per Jean Nouvel? Il celebre architetto francese, premio Pritzker 2008, lo racconta in una recente intervista rilasciata alla rivista Domus di cui è guest editor per tutto il 2022. «L’architettura è rispondere a una domanda che non viene mai fatta. È, prima di tutto, la risposta a domande concrete, sociali e individuali. La costruzione di nuove abitazioni, di uffici, di spazi pubblici perché quelli attuali non sono più adeguati ai nuovi scenari economici e alla crescita della popolazione. L’architettura, soprattutto, è diversa dall’edilizia perché non è un investimento a breve, ma un bene di cui usufruire per decenni che crea spazi da vivere, spazi umani. Per me, lo stile non è importante, mentre invece sono fondamentali le domande che ogni epoca pone all’architettura: le variazioni culturali, economiche e sociali che accompagnano l’uomo. Perché l’architettura è, prima di tutto, un atto umano».
 
Per Nouvel fare architettura significa dare e imprimere carattere alle cose, «eppure, il tratto distintivo di buona parte delle architetture di questo inizio di secolo è non avere carattere, essere intercambiabili. Siamo entrati nell’eera dell’architettura automatica. I piani regolatori sono predisposti per avanzare il più rapidamente possibile, per far guadagnare tempo a progettisti che non creano più nulla, per compiacere imprenditori che vogliono fare sempre le stesse cose e mediatori che guadagnano senza rischiare». Dare un carattere è prima di tutto un problema di consapevolezza, intesa come consapevolezza dell’importanza di affermare dove ci si trova. Per l’architetto francese, l’invenzione inizia dal carattere, dall’importanza di dire no: «Caratterizzare è dare prova della propria consapevolezza del luogo, quindi rafforzare il carattere del luogo, cioè appartenergli. I piani regolatori sono progetti di disumanizzazione indipendenti dal carattere del luogo, mentre dovrebbero essere legati a una visione architettonica e umanistica specifica, con questa coscienziosa consapevolezza di concepire soluzioni su misura. Dovremmo sempre tenere a mente la domanda: spirito, ci sei?».
 
Per il primo numero di Domus del 2022 da lui curato, Jean Nouvel ha scelto di inserire in copertina una domanda, provocatoria e attuale: «Nel 2022 possiamo accettare: la negazione del carattere di luoghi ed epoche? Negazione dell’invenzione di nuove arti e piaceri della vita? Negazione del ruolo sociale degli artisti-poeti e delle loro visioni?» mettendo così l’accento sulla necessità di un’architettura consapevole, coerente alla cultura del territorio e capace di rendere felice la comunità che lo vive.