Architetto, urbanista e attivista, Sir David Alan Chipperfield CH è il vincitore del Pritzker Architecture Prize 2023: il prestigioso riconoscimento mondiale in ambito architettonico. L’annuncio è stato dato a marzo e la cerimonia si terrà ad Atene il prossimo maggio.
Discreto ma potente, sommesso ma elegante, Chipperfield è un architetto prolifico, radicale nella sua moderazione, che dimostra il suo grande rispetto per la storia e la cultura onorando le costruzioni preesistenti e gli ambienti naturali ma reiventando al contempo la funzionalità e l’accessibilità delle nuove costruzioni, ristrutturazioni e restauri attraverso un design moderno senza tempo che affronta le urgenze climatiche, trasforma le relazioni sociali e rinvigorisce le città.
Il Pritzker Architecture Prize viene conferito in riconoscimento del talento, della visione e dell’impegno di architetti che, attraverso l’architettura, hanno costantemente prodotto contributi significativi per l’umanità e per l’ambiente. La carriera e le opere di David Chipperfield sono state caratterizzate da rigore e coerenza e hanno perfettamente integrato ed equilibrato entrambi i termini di tale equazione. Sempre caratterizzati da eleganza, sobrietà e da un “senso di permanenza”, nelle composizioni chiare e nei dettagli raffinati, i suoi edifici trasudano chiarezza, sorpresa, sofisticata contestualità e presenza sicura. In un’epoca di eccessiva commercializzazione, eccessiva progettazione ed esagerazione, Chipperfield riesce sempre a raggiungere l’equilibrio tra un linguaggio architettonico moderno minimalista e la libertà di espressione, tra affermazioni astratte ed eleganza rigorosa mai priva di complessità.
Così la giuria dell’edizione 2023 del famoso Pritzker Architecture Prize ha commentato le opere dell’architetto inglese che, in oltre quattro decadi di carriera, è stato protagonista con oltre un centinaio di lavori che spaziano in tipologia e geografia: dalle opere civili, culturali e accademiche alle costruzioni residenziali e alla pianificazione urbana in diversi continenti, dall’Asia all’Europa al Nord America.
«Sono così sopraffatto dal ricevere questo straordinario premio e dall’essere associato ai precedenti vincitori che hanno tutti dato tanta ispirazione alla professione”, ha dichiarato Chipperfield –. Ricevo questo premio come un incoraggiamento a continuare a rivolgere la mia attenzione non solo alla sostanza dell’architettura e al suo significato, ma anche al contributo che possiamo dare come architetti per affrontare le sfide esistenziali del cambiamento climatico e della disuguaglianza sociale. Sappiamo che, come architetti, possiamo avere un ruolo più importante e coinvolto nella creazione non solo di un mondo più bello, ma anche più equo e sostenibile. Dobbiamo raccogliere questa sfida e contribuire a ispirare la prossima generazione ad abbracciare questa responsabilità con lungimiranza e coraggio».
Il suo impegno per un’architettura di presenza civica discreta ma trasformativa e la definizione della sfera pubblica, anche attraverso commissioni private, è stato fatto sempre con austerità, evitando mosse superflue e allontanandosi da tendenze e mode. La capacità di distillare ed eseguire meditate operazioni progettuali è una dimensione di sostenibilità che non è stata ovvia negli ultimi anni: la sostenibilità come pertinenza, non solo elimina il superfluo ma è anche il primo passo per creare strutture capaci di durare, fisicamente e culturalmente. Questo il motivo espresso nell’accurata motivazione con cui la giuria del Pritzker Architecture Prize, guidata dall’architetto cileno Alejandro Aravena (a sua volta vincitore del premio nel 2016), ha scelto il 52 vincitore di questo riconoscimento: «In un mondo in cui molti architetti interpretano l’incarico come un’opportunità da aggiungere al proprio portafoglio, Chipperfield risponde a ogni progetto con strumenti specifici selezionati con precisione e grande cura. A volte questo richiede un gesto forte e monumentale, in altri casi quasi di scomparire. Ma i suoi edifici resisteranno sempre alla prova del tempo perché il suo obiettivo finale è porsi al servizio di un bene superiore».
Particolare attenzione è stata data al suo contributo nella progettazione di edifici museali e culturali: «Nelle mani di Chipperfield i musei come istituzioni e come edifici offrono una trasformazione della vita urbana delle città in cui si trovano. Generosi spazi esterni li rendono non fortezze ma connettori, luoghi di aggregazione e osservazione, tanto che l’edificio stesso è un dono alla città, un terreno comune anche per chi non entra mai nelle gallerie» ha spiegato la giuria.
Tra le sue opere più note ricordiamo infatti la James-Simon-Galerie (Berlino, 2018) di cui abbiamo parlato anche nel numero 28 di aprile 2029 della nostra rivista UP!; The Neues Museum (Berlino, 2009), il River and Rowing Museum (Henley-on-Thames, 1989–1997), la ricostruzione del Neues Museum (Berlino, 1993–2009), la ristrutturazione del capolavoro berlinese di Mies van der Rohe, ovvero la Neue Nationalgalerie, l’ampliamento della Kunsthaus Zürich.
Classe 1953, Chipperfield risiede a Londra. Si è laureato all’Architectural Association School of Architecture nel 1980, ha fondato il suo studio nel 1985 e oggi ha sedi a Berlino, Milano, Shanghai e Santiago de Compostela.
In Italia è stato curatore della 13. Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia, e è stato direttore della rivista Domus. Con la sua divisione milanese ha firmato opere come il restauro delle Procuratie Vecchie di Venezia (2022), la trasformazione della Cava Arcari a Zovencedo (2018), il Cimitero sull’isola veneziana di San Michele (2017), il MUDEC – Museo delle Culture di Milano (2015). In progress la costruzione dell’Arena Santa Giulia e del Campus dell’Università di Padova.