Materiale per eccellenza del boom economico degli anni ’50 e ’60, la plastica ha caratterizzato da allora la nostra quotidianità assumendo forme sempre nuove e trasformandosi in oggetti di design, involucri, calzature, mobili, casalinghi, imballaggi e molto altro ancora. Da materiale che ha reso concreto l’estro creativo di una generazione di designer a elemento discusso per le conseguenze sull’ambiente del suo uso massiccio: un percorso esaminato dal Vitra Design Museum nella mostra Plastic: Remaking Our World che aprirà i battenti il 26 marzo e si concluderà il 4 settembre.
 
Un’esposizione che parte dagli albori di quella che può essere definita la plastic era, con oggetti veramente rari, per poi proseguire con le icone del design fino a pezzi più moderni e soluzioni di avanguardia per una gestione sostenibile di questo materiale. La mostra ripercorre così quelle che sono state le tappe più importanti che hanno caratterizzato questo materiale, dall’avvio della sua produzione a metà del XIX secolo a oggi, dalla prima plastica sintetica inventata nel 1907 agli anni del dopoguerra in cui hanno trovato spazio plexiglas e nylon. Diversi i pezzi iconici che troveranno spazio presso il Vitra Design Museum: dal telefono Frankfurt del 1928/29 di Marcel Breuer e Richard Schadewell alla Ball Chair del 1963 di Eero Aarnio, passando per la Moon Lamp del 1969 di Giulio Sarfatti alla radio Toot-a-Loop R-72S di Panasonic del 1969-72.
 
La mostra però punta l’accento anche sulle possibilità di riciclo e di recupero della plastica grazie a progetti contemporanei come The Ocean Clena Up, The Great Bubble Barrier nati per filtrare i rifiuti nei fiumi e negli oceani, fino ai prodotti realizzati con plastica riciclata e di recupero come un remake del 2022 di Garden Egg (1967) di Peter Ghyczy realizzato dal duo di designer olandesi Klarenbeek & Dros che hanno utilizzano plastiche a base di alghe stampate in 3D.
