Pritzker Prize 2020 in rosa: vince lo studio Grafton Architects

Francesca Negri / 4 Marzo 2020 / Stili e Novità

Dopo la Royal Gold Medal (di cui vi abbiamo parlato qui), Yvonne Farrell e Shelley McNamara, le menti creative dello studio Grafton Architects, hanno conquistato anche il prestigioso Pritzker Prize 2020. Il più alto riconoscimento per l’architettura ha premiato il talento delle due architette irlandesi, pioniere in un settore dominato prevalentemente dagli uomini.

 

Questa la motivazione della giuria: «Per la loro integrità nel loro approccio, così come per il modo in cui conducono la loro pratica architettonica, la loro fiducia nella collaborazione, la generosità verso i colleghi, come dimostrato in eventi come la Biennale di Venezia 2018, il loro incessante impegno per l’eccellenza in architettura, il loro atteggiamento responsabile nei confronti dell’ambiente, la loro capacità di essere cosmopoliti abbracciando l’unicità di ogni luogo in cui lavorano, per tutti questi motivi e altro, Yvonne Farrell e Shelley McNamara ricevono il Pritzker Prize Architecture del 2020».

 

Fondato nel 1978 a Dublino, lo studio di Farrell e McNamara in poco più di quarant’anni di attività ha portato a termine e firmato numerosi progetti situati in Irlanda, Regno Unito, Francia, Italia e Perù. Un’approccio ragionato all’architettura, quello delle due irlandesi, che ha portato allo sviluppo di edifici volutamente ricchi, ma allo stesso tempo sobri, migliorando le città e prestando attenzione alla sostenibilità così come alle esigenze locali. Tratto caratterizzante del loro operato è il costante dialogo tra interno ed esterno, evidenziato dalla mescolanza di spazi pubblici e privati, e dalla significativa selezione e integrità dei materiali.

 

Yvonne Farrell ha commentato così l’assegnazione del Pritzker Prize: «L’architettura potrebbe essere descritta come una delle attività culturali più complesse e importanti del pianeta. Essere un architetto è un privilegio enorme. Vincere questo premio è una meravigliosa approvazione della nostra fiducia nell’architettura. Grazie per questo grande onore. Nell’etica di una pratica come la nostra, abbiamo così spesso lottato per trovare spazio per l’implementazione di valori come umanesimo, artigianato, generosità e connessione culturale con ogni luogo e contesto in cui lavoriamo. È quindi estremamente gratificante che questo riconoscimento sia accordato a noi, alla nostra pratica e al corpo di lavoro che siamo riusciti a produrre in un lungo numero di anni».

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