Se siete in cerca di una meta per queste vacanze estive e siete da sempre estimatori delle opere di Ettore Sottsass non potete perdere la mostra organizzata dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein per celebrare il genio creativo del designer austro-italico di cui ricorre il centenario della nascita. “Ettore Sottsass, rebel and poet”, questo il titolo dell’esposizione che indaga l’articolata produzione dell’architetto, designer e fotografo per tratteggiarne un ritratto ampio, da molteplici punti di osservazione. All’interno del Vitra Schaudepot, il nuovo edificio progettato dallo studio Herzog & de Meuron vicino a Basilea, si potranno ammirare alcuni tra gli oggetti realizzati da uno dei massimi esponenti del disegno industriale del XX secolo.
Tra le voci più significative e anticonformiste del Novecento, Sottsass lega il proprio nome al sodalizio intrecciato con l’azienda Olivetti per la quale realizzò numerosi progetti tra cui il calcolatore elettronico Elea 9003, prodotto nel 1957, al quale venne conferito il premio Compasso d’oro due anni più tardi, e l’iconica macchina da scrivere Valentine, datata 1969. Negli anni ‘80 divenne la mente del collettivo di design Memphis con mobili diventati dei cult e dalle forme accese come la libreria Carlton (1981) le lampade Ashoka (1981) e Tahiti(1981) e la scrivania Tartar (1985): oggetti che comunicano con l’osservatore e si liberano dalla visione del design legata alla sua funzionalità, svincolati dal concetto di forma-funzione.
Accompagnata da testi poetico-letterari scritti da Sottsass e da sue serie fotografiche, la mostra si sofferma anche su ulteriori esperienze professionali, fondamentali per comprendere la complessa natura del suo lavoro e della sua visione. Tra questa la partecipazione alla mostra “Italy, the new domestic land-scape” ospitata al MoMA di New York, nel 1972. Un’occasione che diede evidenza al tentativo di Sottsass di «sfidare il gusto borghese ormai consolidato con oggetti poetici e non convenzionali». Dal 1958 al 1974, in parallelo con le altre attività, rivestì anche il ruolo di direttore artistico del mobilificio Poltronova; in questa veste, manifestò il proprio stile utilizzando un’espressiva combinazione di colori e strutture.